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Una bolla di sapone che ha tenuto un’intera città sotto scacco. “La mafia ad Avola non esiste”. Lo ha messo nero su bianco, firmando il decreto, la ministra dell’Interno Luciana Lamorgese, dopo sei mesi di indagini degli ispettori della Prefettura di Siracusa, su presunte infiltrazioni mafiose nell’amministrazione comunale di Avola. Il sindaco, Luca Cannata , i componenti della giunta ed i consiglieri di maggioranza, adesso “festeggiano”. E dovrebbe essere così, anche, per l’esigua minoranza ed un gruppo di oppositori che sperava nel “rompete le righe”. Nella relazione che il prefetto di Siracusa, Giusi Scaduto, ha inviato al Ministero, ha evidenziato “l’insussistenza delle condizioni legittimanti per l’applicazione dello scioglimento”.
Per Luca Cannata sono stati sei mesi d’inferno per ribattere alle contestazioni fatte dai commissari. Un fardello di cinquemila pagine, dove il primo cittadino, ha ribattuto punto su punto alle contestazioni. Le indagini, però, non hanno tenuto conto delle minacce ed intimidazioni subite da Cannata contro esponenti della criminalità organizzata di Avola. Il sindaco ha sempre denunciato minacce per non avere favorito soggetti legati al malaffare ed ha pubblicamente fatto sapere che la sua amministrazione sarà parte civile nel processo contro boss e gregari locali, finiti in carcere.
Cannata assicura i suoi concittadini che “la politica del fare” va avanti. L’infamia di città mafiosa è stata scongiurata.

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