Folle inseguimento sulla casilina: nomadi in fuga speronano auto polizia

La Corte di Appello di Catania ha assolto cinque agenti di polizia, all’epoca dei fatti in servizio al commissariato di Avola , accusati di omissione in atti d’ufficio e lesioni. Gaetano Salafia, Luca Macauda, Massimo Cavallo, Salvatore Alonge, ed Emanuele Isidoro erano stati assolti in primo grado dal gup del Tribunale di Siracusa, al termine del processo con il rito abbreviato, celebratosi nel luglio del 2018. Una sentenza che ha confermato il pronunciamento del gup del Tribunale di Siracusa, Carmen Scapellato, nel processo con il rito abbreviato concluso nel luglio del 2018. La vicenda giudiziaria ebbe inizio nel giugno del 2016, dopo il ritrovamento del cadavere di un 27enne, Sebastiano Caruso, impiccatosi ad un albero.
La famiglia della vittima presentò una denuncia sostenendo che il giovane, prima di togliersi la vita, nel corso di un controllo a cui avrebbero preso parte i poliziotti, sarebbe stato malmenato e poi ammanettato senza una procedura di arresto formale.
Gli agenti non sono stati mai accusati di istigazione al suicidio, ma sono finiti alla sbarra per quei presunti comportamenti violenti che, però, sono stati sconfessati dalle sentenze sia in primo che in secondo grado. Venne, poi, ritrovata una lettera scritta, prima del suicidio, in cui il giovane avrebbe testimoniato quella esperienza. I poliziotti hanno sempre negato quelle accuse, sostenendo che non hanno mai alzato un dito contro il ventisettenne.  Nel processo in primo grado, la difesa dei poliziotti del commissariato di Avola ha prodotto “delle conversazioni, registrate in modo legittimo al momento dei fatti, al commissariato di polizia di Avola, e poi  in un’altra occasione, qualche giorno dopo. In questi dialoghi non emerge alcuna violazione, nessun presunto abuso di potere” è la spiegazione della difesa. E la sentenza dei giudici della Corte di Appello di Catania conferma, sostanzialmente, la ricostruzione fornita dai poliziotti.

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