“Il reddito di cittadinanza serve per la coesione sociale“: è l’opinione del leader del Movimento 5 Stelle, nonché promotore e sostenitore della misura di sostegno al reddito, Giuseppe Conte a Palermo.

Ieri il politico pentastellato, ex premier, ha incontrato i cittadini di Palermo, dove nelle scorse settimane le proteste contro l’abolizione del Reddito di cittadinanza, prevista dal Governo Meloni sono state numerose.

Il leader del Movimento Cinque Stelle ha visitato il quartiere Zen. Ad accompagnarlo nella visita, i parlamentari nazionali e regionali e i consiglieri comunali e di circoscrizione del capoluogo.  

Baci e abbracci da parte della folla al “papà del reddito”“Sei il numero uno”, “C’è solo un presidente” è la frase che si è sentita riecheggiare di più tra le vie del rione. 

Conte ha parlato dinnanzi alla folla, ascoltando le varie storie e testimonianze.

“Le notizie che arrivano sono sempre negative. In queste ore il Governo sta valutando di recuperare ulteriori risorse togliendole alle fasce più fragili. Vuole addirittura ridurre e anticipare i tagli rendendoli ancora più pesanti. Il Governo non si rende conto che il reddito di cittadinanza serve ed è essenziale anche per la coesione sociale, per garantire un sistema di protezione”, ha dichiarato Conte a Palermo.

“Sono soldi che non vengono dispersi, perché sono soldi che vengono consumati, soprattutto in generi alimentari, quindi vengono investiti e aumentano i consumi. Toglierlo in un momento di difficoltà ed emergenza è un disegno irragionevole, lo diciamo da tempo. Io non ho mai trovato un percettore di reddito che non voglia lavorare”, ha aggiunto.

In un post su Facebook, Conte ha voluto dedicare alcune parole a uno dei quartieri più noti di Palermo e di tutta la Sicilia. “Lo Zen è uno dei quartieri più difficili di Palermo, la ‘periferia’ per antonomasia, uno dei tanti luoghi di Italia dove la fragilità sociale ha messo radici. Oggi ho visitato il mercato che vive tra questi palazzi, incontrando tanti cittadini che mi hanno raccontato il loro disagio”.

Il leader del M5S passa, poi, al racconto delle testimonianze dei cittadini del quartiere palermitano. “Persone che si spaccano la schiena per 12 ore al giorno per un salario da fame per poter mettere a tavola un pasto per i propri figli. Persone nei cui occhi brilla la luce della dignità e del riscatto, cittadini che percepiscono il reddito di cittadinanza per rilanciare la propria vita – non certo per accomodarsi su un divano”, ha detto.

Sono donne e uomini che non intendiamo abbandonare, che intendiamo difendere dalle scelte di questo Governo, ben attento a tutelare i privilegiati e sordo alla voce di chi è in difficoltà. Non molliamo di un centimetro”, dice Conte (con chiaro riferimento, si percepisce, anche al reddito di cittadinanza).

Come è chiaro già dai tempi della campagna elettorale, il Governo Meloni intende abolire il reddito di cittadinanza voluto da Conte. O, almeno, vuole che il sostegno al reddito sia garantito esclusivamente a coloro che – per motivi di età o salute – non possono effettivamente lavorare.

Nei prossimi giorni si discuterà della Manovra per il 2023 e, specialmente per il Sud che ha il maggior numero di percettori, la questione del reddito di cittadinanza è al centro del dibattito. Nelle scorse ore si è parlato anche della possibilità di una nuova “stretta” sul RdC: potrebbe essere erogato solo per 7 mesi (e non 8) alle persone impiegabili.

Una scelta che incontra l’opposizione di Uil, che attraverso il segretario Domenico Proietti replica: “Il Reddito di cittadinanza è uno strumento indispensabile per il contrasto alla povertà che deve essere mantenuto per dare una prima risposta agli oltre 5 milioni di poveri presenti nel nostro Paese”.

Diversa l’opinione del ministro Matteo Salvini, che all’assemblea di Confagricoltura dichiara: “Non c’è bisogno di salario minimo o reddito di cittadinanza, c’è bisogno di gente che sa e vuole lavorare. Ci eravamo impegnati come Lega centrodestra a reintrodurre forme di lavoro agile come i buoni lavoro, i voucher soprattutto nell’agricoltura e nel commercio perché è meglio un buon lavoro a tempo -giustamente pagato – che un non lavoro o un lavoro in nero”.

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