“Ordini di servizio a disposizione di chiunque voglia prenderne visione. Condizioni di disagio e difficoltà evidenti al pronto soccorso dell’Umberto I. Gestione incomprensibilmente contraria a quanto previsto nel piano aziendale di intervento. Ce ne è abbastanza per un intervento forte e deciso dei vertici aziendali e assessoriali. Invece silenzio.”

Il segretario generale della UST Cisl Ragusa Siracusa, Vera Carasi, non accenna ad abbassare i toni su quanto accaduto – e continua ad accadere – nei locali del pronto soccorso di via Testaferrata. Ieri la denuncia insieme al segretario generale della Cisl Medici, Vincenzo Romano.

“Non possiamo sicuramente condividere i toni, il linguaggio e le offese contenute in un video messaggio circolato sui social – aggiunge la Carasi riferendosi a quanto messo in rete da un presunto infermiere – Sappiamo che, chi di dovere, sta già accertando la veridicità e la persona in questione è già stata identificata, ma non possiamo accettare, con altrettanta fermezza, il silenzio dell’ASP su quanto accaduto all’Umberto I.

Se non sono condivisibili i modi e il linguaggio di quella persona – sottolinea il segretario Cisl – non ci si può nascondere, invece, dopo le denunce fatte già ieri da questo sindacato, dagli stessi operatori che chiedono il sacrosanto diritto di tutelare sé stessi e i pazienti. L’ASP aveva il dovere, da subito, di ammettere gli errori commessi in questa vicenda e provvedere, non soltanto alla normalissima sanificazione degli ambienti, ma anche ad atti conseguenziali.

Le richieste di sicurezza personale, familiare e collettiva, gridate con accorata disperazione dal persone dal pronto soccorso e dalle unità operative dell’emergenza, non possono essere silenziate con note che, oltre ad essere insufficienti, offendono il lavoro e il sacrificio che si stanno compiendo all’interno dell’Umberto I e di tutti gli ospedali della provincia.

Ai vertici Asp ricordiamo una cosa – conclude Vera Carasi -: chi gestisce la sanità di un territorio non la possiede e ne dispone a piacimento; chi gestisce la sanità è un servitore, ben remunerato, di chi è il vero proprietario, la collettività e chi la rappresenta.”

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