«Al momento la filiale italiana della Lukoil di Priolo è gestita da una società svizzera e non ha infranto nessuna regola». Così il ministro della Transizione ecologica Roberto Cingolani alla kermesse del quotidiano Il Foglio, parlando della raffineria di Priolo in Sicilia. «Stiamo valutando la situazione, potremmo nazionalizzarla come ha fatto la Germania» con la sua filiale «oppure deciderne la vendita a un privato»,  ha detto il ministro.

Sono due, quindi, le ipotesi che il ministro ha avanzato durante l’evento del quotidiano. Le sanzioni alla Russia, e in particolar modo lo stop al petrolio russo via mare rischia di rappresentare un serio problema per la zona industriale siracusana ed in primo luogo per Isab.

Chi è Roberto Cingolani, ministro della Transizione ecologica- Corriere.it

Lo Stop al petrolio russo via mare entro il 2022 deciso dal Consiglio europeo rischia di decretare la fine della raffineria Isab-Lukoil di Priolo e, con la sua chiusura, la crisi del porto di Augusta. Da settimane i sindacati chiedono al governo di intervenire sulle banche, affinché riaprano le linee di credito all’Isab, consentendo così alla società di comprare il greggio su altri mercati. La raffineria di Priolo è un’azienda di diritto italiano controllata dalla svizzera Litasco Sa, a sua volta controllata dalla russa Lukoil.

In ballo c’è il futuro di circa 3 mila lavoratori, tra dipendenti e indotto, quasi tutte famiglie monoreddito. Inoltre l’area industriale vale il 51% del Pil della provincia siracusana.

«Perdere questo polo – secondo i sindacati – sarebbe una catastrofe».

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