Il sindaco di Avola, Luca Cannata, si è costituito parte civile oggi nel processo che vede 14 indagati al Tribunale di Catania nell’ambito dell’operazione Eclipse, i quali devono rispondere a vario titolo di estorsione, danneggiamento seguito da incendio, associazione finalizzata al commercio, trasporto, detenzione e spaccio di sostanze stupefacenti nonché detenzione, porto e cessione di armi clandestine, tutti aggravati dal metodo mafioso e della finalità di agevolare il “clan Crapula” di Avola e arrestati dai Carabinieri su delega della Direzione distrettuale antimafia della Procura di Catania. Sembra che il gruppo avesse dato fuoco, nella notte del 3 giugno 2017, ad un mezzo della ditta incaricata della raccolta differenziata dei rifiuti del Comune di Rosolini,per ottenere l’assunzione di alcuni suoi sodali e sembra si fosse adoperato, agevolando il clan Crapula di Avola, nell’attività di spaccio di sostanze stupefacenti, accertando canali di rifornimento provenienti da Catania, Siracusa e Palermo.

Uno di loro deve rispondere di minacce nei confronti del sindaco Cannata e associazione mafiosa perché con un post su Facebook usò espressioni intimidatorie nei confronti del primo cittadino.  Secondo i carabinieri, l’obiettivo era di inserirsi all’interno dell’amministrazione comunale di Avola passando dalla caduta politica del sindaco Cannata che stava per affrontare le elezioni amministrative del giugno 2017. Ma ciò non avvenne per la rielezione di Cannata, che intanto il 4 maggio dello stesso anno ricevette una busta contenente una lettera minatoria che il sindaco consegnò ai Carabinieri e il 27 maggio denunciava al commissariato di Polizia un’altra minaccia. Durante quel periodo, il sindaco ottenne dalla prefettura una vigilanza radio collegata per le minacce ricevute.

Procedimento rinviato a mercoledì 10 a Catania per la decisione sul rinvio a giudizio.

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