Avevo deciso come Presidente dell’associazione “AMO MELILLI” di non intervenire nel dibattito conseguente alla recente Operazione “Muddica”, ma è troppo lo sdegno e l’impossibilità di sopportare l’arroganza e la spregiudicatezza di alcuni esponenti politici,
che cercano il palco commentando le indagini della Procura della Repubblica di Siracusa. Noi di AMO MELILLI abbiamo denunciato negli anni la presenza di un malaffare a Melilli, abbiamo avuto il coraggio di farlo con denunce – querele e con denunce pubbliche, perché crediamo nella cittadinanza attiva e nella Giustizia con la G maiuscola.
Abbiamo parlato di processi penali solo a indagini concluse, mai nel pieno dell’esercizio dell’attività del Pubblico Ministero.
Questo si chiama galateo istituzionale e rispetto per l’attività della Magistratura. Alcuni esponenti di questa opposizione consiliare al Comune di Melilli oggi si ergono a paladini della giustizia, a legalizzatori del nulla, perché sono imputati in numerosi processi penali, tra cui vogliamo ricordare l’Operazione Trasparenza con i 21 capi d’accusa e l’accertamento dell’esistenza di un sodalizio criminale che rendeva il Comune di Melilli un affare di famiglia.
Parlano persone che sono tutt’oggi indagate di fatti gravissimi, persone che hanno offeso il Comune di Melilli come Pubblica Amministrazione per i reati commessi, persone che hanno minacciato dipendenti solo perché non accettavano gli ordini e non si piegavano ai bisogni del loro sodalizio criminale. Ora basta!!! Anche qualche giovane politico, piccolo provocatore che agisce conto terzi,
deve guardare al passato e magari tacere di più e rispettare la Magistratura. Perché bisogna spiegare ai cittadini che le indagini sono in corso e le misure cautelari sono a indagini aperte, con tutta la possibilità per il Pubblico Ministero di conoscere meglio la situazione che magari qualche strumentalizzatore ha dipinto a suo uso e consumo. Ai giustizialisti smemorati ricordo che evitarono le misure cautelari perché la sospensione della Legge Severino aveva indotto il G.I.P. a non ritenere imminente la necessità delle stesse.
Ed, invece, anche se sospesi, condizionavano l’azione amministrativa del Comune, gettando fango su Melilli e i Melillesi.
Mi viene da fare, in conclusione, un commento ironico ma realistico: in quest’ultima inchiesta parliamo di “Muddiche”, nelle precedenti possiamo parlare di un “Sistema Melilli”, dove non si capiva più il confine tra pubblico e privato e tutto avveniva per il proprio tornaconto a discapito dei cittadini e delle imprese locali.

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