Il fratello di Evan Giulio affidato al padre naturale

“Un atto di garanzia dovuto», per il procuratore di Siracusa, Sabrina Gambino, l’iscrizione nel registro degli indagati di Stefano Lo Piccolo per maltrattamenti su Evan, il figlio che sarebbe stato ucciso per le botte ricevute dal nuovo compagno della madre, in vista dell’audizione protetta del fratellino di 6 anni, prevista per domani e alla quale l’uomo ha chiesto di partecipare in videoconferenza. Il bambino ha detto che Stefano era stato «un monello» con il figlio. Sarà un incidente probatorio per fissare alcuni punti dell’inchiesta che i pm ritengono importanti per ricostruire il contesto familiare in cui è vissuto Evan nei suoi 21 mesi di vita, parte dei quali trascorsi quando in casa, a Rosolini, c’era ancora il padre Stefano e non il nuovo compagno della madre: Salvatore Blanco.

Blanco è rinchiuso nel carcere di contrada Cavadonna, a Siracusa, con l’accusa di maltrattamenti su minore e omicidio in concorso con la compagna e mamma di Evan, Letizia Spatola, reclusa nel carcere di Messina. Entrambi negli interrogatori hanno respinto le accuse.

Nei giorni scorsi il gip di Siracusa aveva ribadito per i due la custodia cautelare, inizialmente disposta dal suo collega di Ragusa, visto che Evan è morto nell’ospedale di Modica, nel territorio di quella provincia. Nel nuovo provvedimento ci sarebbero «ulteriori elementi probatori – dice il procuratore Gambino – con ulteriori dichiarazioni raccolte e prove tecniche», man mano arrivate sul tavolo dei pm.

Non è stata ancora depositata, invece, la perizia sull’autopsia che, si spera, aggiunga particolari importanti sulle esatte cause della morte del bambino, provocata da un forte trauma interno alla testa.

Agli atti dell’inchiesta non ci sono, al momento, altri indagati e anche le possibili responsabilità di chi doveva dare per tempo l’allarme e non l’ha fatto sono guardate sotto una lente diversa: «Al centro bisogna mettere l’inefficienza del sistema – dice il capo della procura di Siracusa – A Rosolini si sconta la condizione economica del Comune in dissesto. Basti pensare che in servizio c’è una sola assistente sociale per un territorio abbastanza grande e per una popolazione numerosa e che nemmeno il consultorio familiare dispone di un assistente sociale».

Anche se è un atto dovuto, come ha precisato il procuratore di Siracusa, il papà di Evan non si aspettava la sua iscrizione nel registro degli indagati: «Io non ho mai picchiato mio figlio Evan, non diciamo sciocchezze – spiega Lo Piccolo – Mi hanno indagato per maltrattamenti perché il bambino della mia ex compagna mi ha accusato, ma dimostrerò di non aver mai toccato il mio cucciolo. Nemmeno con un dito». Il giovane è tornato a Genova dopo il funerale, ed è stato avvertito dal suo legale, l’avvocato Federica Tartara, dell’indagine a suo carico. «Respingiamo ogni addebito. Il mio assistito non vedeva il bimbo da novembre, prima di quando l’ex convivente gli sferrò una coltellata. Il suo umore è pessimo mentre ancora deve metabolizzare la morte del figlio, arriva questa accusa da cui si difenderà», dice Tartara. Lo Piccolo ha le idee chiare sul perché sia stato indagato: «Quel bimbo mi accusa dopo aver subito per mesi il lavaggio del cervello dalla madre. Mi difenderò con tutte le mie forze da questa infamia, ci sono i video che dimostrano quale fosse il rapporto che avevo con Evan. Aveva otto mesi quando lo tenevo in braccio, dovete spiegarmi chi può avere il coraggio di fare del male a una creatura così fragile. Sono un padre, mica un ragazzino». Poi racconta quali fossero i rapporti con chi ora punta il dito contro di lui: «Ogni tanto lo sgridavo perché faceva giochi pericolosi come avvicinarsi alle prese della corrente con un cacciavite. Lo fanno tanti genitori. Non sono un orco, io».

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