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Il parlamentare regionale Pippo Gennuso ha presentato un ricorso ad altra sezione della Cassazione per un proscioglimento nel merito rispetto al patteggiamento di un anno fa (a un anno e due mesi di reclusione) per traffico di influenze. Gennuso, eletto nei Popolari e Autonomisti, era stato arrestato per corruzione nel febbraio dello scorso anno nell’ambito di un’inchiesta della Procura di Roma su sentenze pilotate al Consiglio di Stato e al Consiglio di giustizia amministrativa. Le misure cautelari del gup di Roma avevano riguardato anche l’ex presidente del Cga Raffaele Maria De Lipsis; il giudice del Consiglio di Stato, da tempo sospeso, Nicola Russo, e l’ex magistrato della Corte dei Conti Luigi Pietro Maria Caruso. Gennuso ha patteggiato davanti al gup, ma non per corruzione bensì per traffico di influenze illecite. L’imprenditore di Rosolini era quindi rientrato all’Assemblea regionale siciliana, dove era stato sospeso. Nel novembre scorso aveva presentato un ricorso alla Cassazione che l’ha ritenuto insussistente, confermando di fatto la pena. Stamane il suo legale, il professor Carlo Taormina, ha presentato un altro ricorso ad altra sezione per “l’errore di fatto”. Secondo il legale, escludendo la corruzione, non resta più alcun capo di imputazione, sia come individuazione del fatto da contestare sia come materialità. Sostanzialmente – secondo la difesa – la somma di 40 mila euro consegnata da Gennuso agli avvocati Amara e Calafiore sarebbe stata una parcella e non una tangente per convincere il Cga di Palermo ad accogliere il suo ricorso per indire una mini elezioni regionale in 9 sezioni, tra Rosolini e Pachino, dopo la scomparsa delle schede elettorali dal tribunale di Siracusa relative alle elezioni del 2012. Nell’ottobre del 2014, dopo la decisione del Cga, la mini tornata si svolse, consentendo a Gennuso di ottenere il seggio a scapito di Pippo Gianni.

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