IL GRANDE IMBROGLIO DEI BROGLI ELETTORALI / EZECHIA PAOLO REALE: DESIDERO  UNA DECISIONE GIUSTA, NON UNA DECISIONE VELOCE – I Fatti Siracusa

Diciassette Consiglieri Comunali di Siracusa hanno reso pubbliche le ragioni della loro opposizione allo scioglimento del Consiglio Comunale, decretato dalla Regione e chiedono l’immediato ripristino della democrazia che assumono essere stata gravemente violata.
Si tratta di: Ezechia Paolo REALE, Fabio ALOTA, Federica BARBAGALLO, Mauro BASILE, Sergio BONAFEDE Gianni BOSCARINO, Salvo CASTAGNINO, Chiara CATERA, Salvatore COSTANTINO MUCCIO, Alessandro DI MAURO, Giuseppe IMPALLOMENI, Curzio LO CURZIO, Michele MANGIAFICO, Ferdinando MESSINA, Tonino TRIMARCHI, Concetta VINCI, Franco ZAPPALÀ. “Credo che i mille discorsi sulla legalità non abbiano vero valore se non si ha la capacità di riconoscere e tutelare i principi sui quali quel valore si fonda, e cioè le regole sulla formazione della volontà popolare – afferma Ezechia Paolo Reale – La Sicilia è l’unico territorio al mondo, tra quelli governati con regole che si rifanno anche solo nominalmente alla democrazia, nel quale possono accadere e ripetersi fatti come quelli denunciati dai Consiglieri Comunali di Siracusa. Ho sempre creduto che i temi “alti” possano e debbano essere portati all’attenzione pubblica nonostante l’epoca che viviamo sembri nutrirsi di interessi diversi. Ho pertanto elaborato una sintesi non tecnica dell’appello indirizzato ai parlamentari per inviarla agli organi d’informazione nella speranza che questa battaglia di civiltà possa essere condivisa non solo a livello parlamentare ma ancor prima a livello sociale, dato che in gioco vi è il principio di sovranità popolare garantito dall’articolo 1 della Costituzione ma aggredito dall’interpretazione data dal 2017 a oggi a una norma della legislazione regionale nata male e vissuta peggio”. Di seguito il testo della lettera, a firma dei diciassette consiglieri comunali: “Lettera aperta al Presidente e ai deputati dell’Assemblea Regionale Siciliana: impedite che in Sicilia i rappresentanti della sovranità popolare possano essere puniti per aver dato un voto non gradito al governo e restituite a Siracusa la democrazia violata. Il Consiglio Comunale di Siracusa è stato sciolto d’autorità nel febbraio 2020 per aver votato contro la proposta di delibera di uno strumento finanziario proposto dal Sindaco e dalla sua Giunta. La notizia è passata quasi inosservata, provocando anzi il compiacimento e l’ilarità di alcuni qualunquisti e benpensanti, incapaci di leggere la realtà esterna al proprio livore o al proprio ristretto orizzonte di convenienza personale. Ciò che è accaduto, invece, avrebbe dovuto svegliare le coscienze, almeno quelle più attente e consapevoli. Il legittimo esercizio del diritto di voto da parte di rappresentanti elettivi del popolo, espresso nell’esercizio delle proprie funzioni e all’interno dell’assemblea elettiva alla quale sono stati chiamati dai cittadini,non dovrebbe mai, in un ordinamento democratico, essere sanzionato anche e soprattutto quando contrario a una proposta formulata dal governo, né mai può pensarsi che la sanzione per la “disubbidienza al governo” possa essere lo scioglimento dell’intero organo elettivo con la conseguente definitiva perdita per i cittadini della propria rappresentanza elettiva per l’intera durata di un mandato elettorale. Mai dovrebbe poter essere anche solo ipotizzato che il libero esercizio del diritto di voto nelle assemblee elettive possa essere sostituito da una diversa e opposta valutazione di un organo commissariale governativo. Facendo astrazione dal caso concreto chiunque valuterebbe come ovvio ed evidente che mai e in nessun luogo un ordinamento anche solo vagamente democratico potrebbe tollerare tale regola. Mai e in nessun luogo, tranne, purtroppo,in Sicilia dal 2017 a oggi. Noi Consiglieri Comunali di Siracusa, mandati a casa solo perché una maggioranza di noi è colpevole di aver votato contro il governo municipale, abbiamo scelto di diventare simbolo della necessità e urgenza di modificare una prassi burocratica illegittima e illiberale, esclusiva purtroppo del nostro territorio regionale perché invano si cercherebbe nel mondo analoga regola. Ne abbiamo fatto oggetto di un ricorso oggi pendente avanti l’Autorità Giudiziaria e di un ricorso straordinario al Presidente della Regione, chiedendo anche a quest’ultimo l’immediata attenzione che il caso merita e la sospensione provvisoria, ma immediata, degli effetti del provvedimento di scioglimento del Consiglio Comunale non potendo il ripristino della democrazia violata restare soggetta ai tempi lunghi dei ricorsi giudiziari e amministrativi. La questione, intanto, è anche approdata nelle aule del Parlamento Regionale. Una parlamentare, infatti, ha proposto un emendamento al testo dell’art. 1 del DDL 824, oggi all’esame dell’Assemblea Regionale,con il quale chiede che venga inserita una norma che renda chiaro alla burocrazia regionale che, anche nella materia degli strumenti finanziari, il Parlamento non ha mai inteso sanzionare il voto liberamente espresso dai Consigli Comunali né mai ha ipotizzato di sostituire alla volontà regolarmente manifestata dai rappresentanti del popolo nelle proprie assemblee elettive la decisione di un funzionario del governo. Altri parlamentari hanno già manifestato la loro adesione e il loro sostegno ad un’azione comune e all’approfondimento tecnico della proposta di modifica della quale condividono sostanza e scopo. Noi Consiglieri Comunali li ringraziamo per l’attenzione riposta a una questione di principio che, ribadiamo, non è esclusivamente nostra ma patrimonio comune della collettività siciliana alla quale noi ci siamo limitati a consegnarla in tutta la sua evidenza. L’emendamento proposto andrebbe a essere inserito nell’art. 109bis O.R.EE.LL, e cioè nella disposizione che prevede il commissariamento e lo scioglimento per il caso di “mancata approvazione del bilancio”, e recita testualmente: “Le norme di cui ai commi 2 e 3 continuano a interpretarsi nel senso che le procedure e le sanzioni ivi previste si applicano nei soli casi nei quali il consiglio comunale non adempia tempestivamente all’obbligo di deliberare sulla proposta di approvazione del bilancio e continuano a non applicarsi ai casi nei quali la mancata approvazione del bilancio è conseguenza di espressa deliberazione negativa del consiglio comunale sulla proposta di approvazione del bilancio”. E’ una proposta che riporta luce, quindi, in uno degli spazi più bui creati da una legislazione precipitosa che nel 2017 volle differenziarsi dalle regole esistenti nel resto del territorio nazionale ma non ebbe la capacità di comprendere a fondo gli effetti eversivi che la modifica arrecava all’intero sistema introducendo, pur se solo di riflesso, un meccanismo sanzionatorio perverso idoneo ad annullare sulla materia la libertà di voto delle assemblee elettive. La burocrazia regionale, come prevedibile, ha subito fornito un’interpretazione di quella riforma del 2017 ampia e estesa che le ha consentito di sostituirsi non solo all’inerzia, ma addirittura alla volontà regolarmente espressa dagli organi democraticamente eletti e di insediarsi al loro posto, con ogni conseguente beneficio economico diretto per i funzionari incaricati. Inoltre, la sanzione dello scioglimento è stata applicata anche in casi non espressamente previsti dalla legge regionale la cui applicazione, come anche di recente ribadito dal TAR di Catania, è riservata al bilancio preventivo. E così, nel tempo, sono stati commissariati e sciolti non solo i Consigli Comunali che hanno omesso di deliberare sull’approvazione degli strumenti finanziari proposti dai governi municipali – sanzione grave ma astrattamente accettabile a fronte dell’omissione di un atto dovuto come certamente è il voto su una proposta di delibera fondamentale per la vita amministrativa degli enti territoriali – ma anche, incredibilmente, i Consigli Comunali che avevano tempestivamente adottato una legittima decisione negativa su quella proposta, compresi quelli, come nel caso di Siracusa, che avevano rigettato la proposta perché priva di tutti i documenti necessari e avevano chiesto di fissare nuovamente la votazione solo dopo che sarebbero stati acquisiti tutti i documenti che avrebbero reso legittima la proposta. Dopo la modifica del 2017, insomma, i rappresentati elettivi della sovranità democratica avrebbero, secondo la burocrazia regionale, il dovere di votare SI a qualunque proposta dei governi cittadini in materia di strumenti finanziari, comprese quelle ritenute illegittime perché incomplete, perché se si azzardano a votare NO arriva un commissario del governo che sostituisce il Consiglio Comunale, cancella la volontà espressa dai rappresentanti del popolo, si insedia al loro posto, sostituisce la sua volontà a quella degli eletti e, poi, addirittura scioglie il Consiglio Comunale reo di aver fatto il proprio dovere di votare secondo la coscienza e la convinzione di ciascuno degli eletti. Sino a quando tale aberrante meccanismo non ha colpito una città di rilevanti dimensioni come Siracusa solo pochi studiosi si erano resi conto di tale assurdità che – grazie alla scelta coraggiosa di noi Consiglieri Comunali di Siracusa, che abbiamo voluto esercitare il nostro diritto e la nostra libertà, peraltro sul conto consuntivo e non sul bilancio preventivo, consapevoli del prezzo che la burocrazia regionale ci avrebbe fatto, ma pronti a pagarlo per renderci esempio visibile e tangibile dell’ingiustizia di un sistema che necessita di un’immediata riforma -oggi nessuno più può dire di non conoscere o di non aver compreso. La proposta di modifica normativa che, almeno in parte, riconduce a logica e valori democratici questo meccanismo, vietando alla burocrazia regionale di sostituire le decisioni delle assemblee elettive e di punire con lo scioglimento dell’intero organo la libertà di espressione del voto manifestata dai rappresentanti del popolo che lo compongono, è accompagnata da una breve relazione che noi Consiglieri Comunali intendiamo sottoscrivere e fare nostra perché riproduce perfettamente il sentiero ideale che stiamo percorrendo non per interesse diretto e personale ma nel superiore interesse pubblico della difesa delle regole fondamentali della democrazia e della tutela della sovranità popolare che non può e non deve mai essere sottoposta a condizionamenti o minacce esterne, fossero pure di fonte governativa o normativa: “La rigida applicazione della norma in atto in essere determina l’assurda conseguenza che il governo municipale, la cui proposta di strumento finanziario non ha trovato il necessario consenso del Consiglio Comunale, unico organo competente in materia e rappresentativo dell’intera collettività, resterebbe in carica per l’intera durata del mandato e verrebbe sciolto l’organo che non avrebbe fatto altro che adempiere con precisione e con la necessaria indipendenza al proprio mandato di deliberare secondo coscienza su quella proposta. Si ritiene necessario, pertanto, introdurre una modifica alla nuova normativa che renda chiaro come il voto del Consiglio Comunale sugli strumenti finanziari, se interviene tempestivamente, non può in alcun modo ricevere alcun tipo di sanzione perché è inaccettabile che in democrazia un rappresentante elettivo venga sanzionato per il contenuto del proprio voto. Tale modifica avrà anche la funzione di norma di interpretazione autentica dell’art. 109 bis L.R. 16/1963 nella sua originale formulazione chiarendo che il suo significato non può che essere sempre stato quello di instaurare il procedimento di sostituzione con un commissario del governo e di scioglimento a carico dei soli Consigli Comunali che non procedano alla tempestiva delibazione sulle proposte degli strumenti finanziari formulate dai governi municipali mentre a tale procedimento sanzionatorio non sono mai state assoggettate le decisioni, di qualsiasi contenuto esse siano, liberamente e tempestivamente adottate su tali strumenti dagli organi consiliari competenti. La mancata approvazione degli strumenti finanziari quale conseguenza di un libero e cosciente voto negativo del competente Consiglio Comunale sarà regolata, nelle sue negative conseguenze amministrative, dalle ordinarie dinamiche politiche e amministrative con l’onere per i governi municipali di sottoporre al Consiglio Comunale una diversa proposta che possa essere liberamente condivisa dall’organo competente alla sua approvazione senza inaccettabili provvedimenti sostitutivi che ribaltino d’autorità le libere decisioni adottate dagli organi democratici elettivi competenti ad adottarle. Sulla base del chiarimento fornito dalla norma, che funge quindi anche da interpretazione autentica della precedente formulazione, gli uffici regionali provvederanno a revocare in autotutela i provvedimenti adottati sulla base di un differente erroneo approccio ermeneutico così interrompendo la situazione di deficit democratico venutasi a creare in alcuni territori. L’unica alternativa, per molti altri versi irragionevole, sarebbe quella di sottrarre alla competenza dei consigli comunali l’approvazione degli strumenti finanziari non potendo certamente essere assegnata ad un organo elettivo la competenza a decidere su una proposta di delibera sulla quale è possibile votare solo positivamente essendo addirittura oggetto di grave sanzione il libero voto negativo.” Noi Consiglieri Comunali, consapevoli che i cittadini di Siracusa sono stati privati della loro sovranità attraverso l’ingiusta sanzione irrogata ai loro rappresentanti, colpevoli solo di aver votato liberamente e secondo coscienza nel respingere una proposta di delibera del governo cittadino, chiediamo che le riflessioni contenute nella relazione di accompagnamento all’emendamento del testo della norma che ha dato origine all’errato convincimento che in Sicilia possano essere soppresse le regole basilari della democrazia in nome di un malinteso efficientismo finanziario siano unanimemente condivise, senza distinzioni di parti politiche e senza calcoli di convenienza personale, trattandosi di principi fondamentali ai quali tutti dobbiamo sentirci legati e per i quali tutti dobbiamo lottare nel superiore interesse dell’affermazione costante e totale dello Stato di Diritto, inteso come democrazia protetta da regole costituzionali e sovranazionali idonee a respingere qualunque deriva autoritaria, anche fondata su principi di efficienza che non possono che essere recessivi e sub valenti rispetto alle esigenze di libertà e di sovranità degli organi della democrazia nei quali si riflette il principio della sovranità popolare custodito dall’articolo 1 della nostra Costituzione. Chi non sarà capace di curare e proteggere oggi la dignità del voto espresso dal popolo non sarà degno di ricevere domani quegli stessi voti, oggi violati e vilipesi, che, è bene ricordarlo, non appartengono ai Consiglieri Comunali ma ai cittadini”.

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