I concerti di Elisa, Claudio Baglioni e Gianna Nannini, in programma al Teatro Greco di Siracusa, rischiano di essere dannosi per le antichissime pietre della cavea del colle Temenite. Lo dice all’AGI Fabio Caruso, archeologo del Cnr che chiama in causa il presidente della Regione, Nello Musumeci.

“Se da una parte il presidente della Regione, Nello Musumeci, trova disdicevole una installazione di arte contemporanea davanti al tempio di Segesta, come può trovare normale che si tenga un concerto rock in una cavea del III secolo avanti Cristo?”, chiede e si chiede con l’AGI Fabio Caruso, archeologo del Cnr, interpretando l’angoscia di diversi suoi colleghi di fronte all’annuncio di una successione di spettacoli pop e rock per la prima volta in totale presenza nel Teatro.

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Anni fa un comitato di cittadini siracusani, guidato dall’archeologa Flavia Zisa, chiese alla Sovrintendenza aretusea i dati sullo stato di salute del Teatro Greco. Non sono mai arrivati. “Non è la prima volta che si parla di aprire a questi spettacoli – dice all’AGI Zisa, che nel 2010 raccolse oltre 500 firme in una ‘storica’ sollevazione contro l’invasione di auto Ferrari nel teatro – e io non sono contraria in linea di massima. Il rock può anche non essere più invasivo del melodico, ma è importante avere a disposizione i dati sullo stato di conservazione del monumento, che non possiamo rischiare di perdere neanche per un battito di ali di farfalla. La soprintendenza dica se sono state fatte prove di decibel e di resistenza; esponga i parametri entro i quali il monumento può sopportare l’impatto di un determinato spettacolo. E questo vale sia per il teatro Greco che per Ortigia”.

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Una volta inferta una ferita a edificio antico, arrivano ‘medici’ e ‘infermieri’ a curarla, ma spesso è troppo tardi per intervenire. “Mi rendo conto della suggestione legata a una scelta – spiega all’AGI Belinda Giambra, restauratrice siciliana impegnata nella restituzione alla collettività di monumenti importanti dell’isola – ma un teatro non è un posto adatto per iniziative del genere sia sul piano della conservazione del bene sia sul piano della sua identità. Ho lavorato in alcuni templi di Paestum: la pietra di quegli edifici, come scriveva Vitruvio, veniva ‘stagionata’, con un procedimento simile al legno: sbozzata, esposta alle intemperie, conservata in modo che sviluppasse una sua porosità e poi messa lì dove andava messa, con una cura e un’attenzione da non far passare tra gli elementi lapidei neanche una cartolina. I templi del V secolo avanti Cristo sono fatti cosi: è questa la loro sacralità”.

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