Vincenzo Vinciullo – Radio Audizioni Mediterranea

“Perché non abbattiamo la ex tonnara di Santa Panagia, così gli oltre 6 milioni di euro, ancora disponibili, li potranno spendere in provincia di Catania? Anziché farla distruggere dal mare Ionio avremo almeno la soddisfazione di poter dire che abbiamo fatto qualcosa, cioè abbiamo distrutto ciò che da secoli resiste all’incalzare del tempo”.

Lo dichiara Vincenzo Vinciullo in un comunicato diffuso alla stampa.
Fonte di ricchezza inestimabile per intere generazioni di siracusani, vecchia di più di mille anni, già possedimento della Camera Reginale, ricostruita dopo il terremoto del 1693, tesoro unico ed inestimabile che, pur fragilissimo, non vuole cedere davanti all’arroganza di uomini e donne e si è affidato, fiducioso, alla protezione della Madonna che viene invocata nella Chiesetta rupestre, di certa epoca bizantina, che sorge accanto alla Tonnara stessa.
“Come si ricorderà – ha continuato Vinciullo – sull’argomento ho presentato nel 2013 l’interrogazione parlamentare n.1168, nel 2016 l’interrogazione parlamentare n.2029 e nel 2017 l’interrogazione parlamentare n.4432.
Dalle risposte alle mie interrogazioni, che ora cerco di riassumere, venne fuori una sorta di maledizione, un sortilegio, una iettatura, un incantesimo, una fattura, una stregoneria, un maleficio, e chi più ne ha più ne metta, che si è abbattuto, soprattutto negli ultimi anni, sulla Tonnara di Santa Panagia.
Non potendo più applicare la “Lex Cornelia de sicariis et veneficiis” che prevedeva la pena di morte per chi praticava “mala sacrificia” (riti malefici), avendo già, più volte, senza successo,imitato il mitico Giulio Cesare “Carmine ter repetito securitatem” (Naturalis Historia, XXVIII- 16), non ci resta che riassumere i fatti:

1) con D.D.G. n.58877 datato 8 aprile 2008, il progetto di restauro e sistemazione museale
della Tonnara di Santa Panagia è transitato dal POR 2000/2006 alle risorse liberate
riguardanti la misura 2.01 “Recupero e fruizione del patrimonio culturale ed ambientale”;
2) La Soprintendenza di Siracusa è addivenuta alla stipula del contratto solo in data 16 luglio
2013;
3) A seguito di tale affidamento è stata impegnata la somma occorrente alla realizzazione dei
lavori, quantificata in euro 6.668.798,93, al netto dei pagamenti già effettuati (per complessivi
euro 481.451,08);
4) Su tale impegno, al netto delle ulteriori spese realizzate, pari ad euro 334.085,32, esiste la
disponibilità di euro 6.334.713,61, di cui al capitolo 776414 del bilancio 2017 per euro
3.008.222,44 e al capitolo 776414 bilancio 2018 per la restante somma di euro 3.326.491,17;
5) Tale somma è utilizzabile entro il 31/12/2020, termine entro il quale l’opera deve essere
completata, collaudata ed in uso e ciò nel rispetto del programma finanziario delle Risorse
Liberate dal POR 2000/2006″.
“Siamo ormai a maggio 2020 inoltrato – continua Vinciullo – mancano quasi 6 mesi alla scadenza del 31/12/2020, abbiamo constatato che, dalla fine della scorsa Legislatura ad oggi, nonostante siamo passati solo 31 mesi, i lavori sono proseguiti a ritmo serrato e addirittura quasi conclusi, grazie all’illuminata guida dell’Assessore dei Beni Culturali, che sta rendendo veramente bellissima la nostra amata Sicilia, possiamo, oggettivamente, dire di essere soddisfatti!”.
“Ma – si chiede ancora Vinciullo – mi pongo un quesito: “Sogno o son desto”? In effetti stavo sognando. Il risveglio drammatico, invece, mostra la Tonnara in preda ai vandali e alle onde marine, solo alla loro generosità è affidata la vita e la morte della stessa Tonnara, non alla cura degli uomini”.
“Ed allora – ha proseguito Vinciullo – perché non la dobbiamo abbattere noi la Tonnara di Santa Panagia?”.
“Sicuramente – ha concluso Vinciullo – passeremo alla storia come il Console Marcello, quando distrusse le mura della nostra Città, verremmo, nei secoli futuri, ricordati per aver avuto il coraggio di impedire alle onde marine di distruggere la stupenda Tonnara di Santa Panagia. E gli oltre 6 milioni di euro ancora disponibili? Li regaleremo, noi, alla altre province siciliane che non avranno “u saziu”, ancora una volta, di averceli strappati”.

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