Arrivano i primi dati a indicare che la variante Delta potrebbe essere più contagiosa per i bambini e potrebbe mettere a dura prova il loro sistema immunitario, che finora ha dimostrato di resistere bene al virus originario di Wuhan così come alla variante Alfa; arrivano anche i primi dati su un’altra variante, la Mu, pochissimo diffusa in Italia e “altamente aggressiva” sia verso gli anticorpi naturali sviluppati da chi ha avuto l’infezione sia verso quelli generati dai vaccini.

Alle porte dell’autunno lo scenario che le varianti cominciano a tratteggiare continua a richiedere un’attenzione alta. La sorveglianza resta perciò d’obbligo ed è importante “tornare a fare i tamponi molecolari”, osserva il virologo Francesco Broccolo, dell’Università di Milano Bicocca. “Attualmente si stanno facendo tamponi antigenici rapidi, tutti negativi da settimane, eppure – aggiunge – i casi ci sono”. I tamponi molecolari potrebbero infatti essere uno strumento importante per avere il polso sulla circolazione delle varianti. “Sui tamponi positivi viene fatto il sequenziamento o almeno la ricerca delle mutazioni chiave che permettono di identificare sia le varianti conosciute, come la Mu, la Lamba e la Eta, sia le mutazioni chiave di eventuali nuove varianti. In questo modo – rileva Broccolo – diventa possibile bloccare la diffusione delle varianti sul territorio”. È importante, infatti, bloccare sul nascere la circolazione di una nuova variante che si dimostri capace di sfuggire ai vaccini.

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I dati sulla variante Mu recentemente raccolti da una ricerca giapponese, dell’Università di Tokyo, vanno in questa direzione e indicano che dell’Università di Tokyo. In particolare si è osservato che questa variante che nel Colombia è responsabile del 100% dei casi è 12,4 volte più resistente rispetto ai sieri dei convalescenti e 7,5 volte rispetto a quelli degli individui vaccinati. Merita attenzione anche una variante nota come la Delta, perché l’aumento dei casi di infezione rilevati nei bambini lasciano supporre che la loro risposta innata al virus non sia più efficace. È questa, al momento, l’ipotesi condivisa da numerosi esperti internazionali, le cui opinioni sono raccolte dalla rivista Nature sul suo sito. Per ora non ci sono prove che i bambini siano più vulnerabili o colpiti dalla variante Delta rispetto alle altre.

I dati suggeriscono che ovunque i bambini stanno iniziando ad essere una parte più consistente di infezioni e ricoveri. Per ora l’aumento dei ricoveri dei bambini dove la Delta sta circolando sembra essere il risultato di una maggiore infettività in tutte le fasce d’età, unita al fatto che molti adulti sono vaccinati o hanno già avuto il Covid.

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“Quasi tutti i virus hanno trovato il modo di evadere il sistema immunitario innato e il Covid non fa eccezione – concludono – Finora i bambini hanno vinto con la loro immunità innata, ma per quanto ancora?”.

I dati della banca internazionale Gisaid indicano che la Delta rappresenta circa il 93% delle sequenze genetiche del virus SarsCoV2 in Italia, in leggera flessione rispetto al il 98,5% registrato all’inizio di settembre. La circolazione delle altre varianti al momento si è ridotta notevolmente: l’Alfa (B.1.1.7) in una settimana si è ridotta dallo 0,5 allo 0,2% e la Gamma (P.1) dallo 0,2% a zero. Sono scese a zero anche tutte altre varianti segnalate recentemente, ossia Beta (B.1.351), Eta (B.1.525), Iota (B.1.526), Kappa (B.1.617), Lambda (C.37 + C.37.1) e Mu (B.1.621 + B.1.621.1).

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