“Essere parroci in una periferia urbana, tra l’altro caratterizzata da grande disagio economico-sociale, non è certo un ruolo facile da svolgere, senza essere destinatari di facili attacchi o di sterili critiche. Essere parroci nel degrado, significa stringere i denti, andare avanti, spesso in piena solitudine e con pochi fondi e conciliare, ma soprattutto soddisfare, i bisogni di persone di estrazione culturale diversa, attenuandone le inclinazioni negative e valorizzandone le virtù. Spesso lo strumento per amalgamare queste persone eterogenee tra loro è quello di coinvolgerle in iniziative, eventi, da condividere nell’ottica della crescita umana e civile”.

Senza entrare nei dettagli della spiacevole vicenda, che ha visto protagonisti della cronaca nazionale Padre Carlo d’Antoni e la comunità tutta della Parrocchia di Bosco Minniti, il presidente della Consulta Civica di Siracusa, Damiano De Simone, fa una riflessione sull’esigenza di non “demonizzare” l’azione di certi preti che offrono la loro mano, indipendentemente dalla fedina penale di chi gli chiede collaborazione. Piuttosto De Simone invita le istituzioni locali a catalizzare la programmazione di eventi anche nelle zone meno elitarie della città, dove uno spettacolo non produrrà economie dirette o collaterali, bensì favorirà aggregazione e integrazione a chi non può permettersi l’alternativa. “Bene – conclude dicendo De Simone –  in questo caso l’alternativa è stata offerta da padre Carlo D’Antoni, che ha pensato di concedere lo spazio parrocchiale per offrire un concerto agli anziani nostalgici e alle famiglie del suo quartiere dimenticato. Dovrebbero però essere gli enti deputati a creare nel territorio tutte quelle condizioni, opportunità e alternative capaci di coinvolgere positivamente i cittadini, iniziando col garantire il diritto all’istruzione nelle zone a rischio di dispersione scolastica, ad attivare servizi di ascolto sociale per le famiglie in difficoltà, che purtroppo nella devianza trovano spesso l’unico mezzo di sussistenza, quando gli si chiudono le porte del mondo del lavoro regolare in faccia. Siracusa d’amare e soprattutto da vivere è anche quella al di là dei ponti della magnifica Ortigia”.

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