Influenza e virus respiratori non mollano la presa e i pronto soccorso e i reparti ospedalieri sono pieni o quasi, un po’ in tutte le regioni italiane ed anche in Sicilia. Quest’anno sono diversi gli agenti virali non facilmente ”addomesticabili”.

”Come ogni anno, ma quest’anno ancora di più per via dei numeri raggiunti dalle sindromi influenzali, si assiste a un’emergenza sanitaria”. A lanciare l’allarme è Silvestro Scotti, il segretario generale nazionale della Federazione italiana dei medici di famiglia.

La più forte influenza degli ultimi 20 anni

”I dati ufficiali – evidenzia il segretario della Fimmg – ci dicono che questa è la più forte stagione influenzale degli ultimi 20 anni, con un tasso di incidenza elevatissimo: sono oltre un milione le persone a letto a settimana. Stiamo parlando di sindromi respiratorie, alcune effettivamente dovute al virus dell’influenza ed altre legate a virus, come il Covid stesso che ancora è in circolazione, il virus respiratorio sinciziale e altri patogeni”.

“Monitorare lo stato di salute con un occhio alle complicanze respiratorie: dalla pandemia abbiamo imparato ad utilizzare uno strumento utile come il saturimetro, la vaccinazione per i soggetti fragili e no all’abuso di antibiotici. Prima di assumere un farmaco – conclude Scotti – è importante affidarsi al proprio medico di famiglia”.

Prima al Centro Nord e poi in Sicilia i casi di influenza sono aumentati del 30%. Si tratta di casi di infezione da Rsv, il virus respiratorio sinciziale.

“Il virus sta accelerando in Sicilia, probabilmente su input delle famiglie tornate sull’Isola per le festività natalizie – le parole di Giovanni Corsello professore ordinario dell’Università di Palermo e direttore di Pediatria dell’Ospedale dei Bambini Di Cristina -. Nei pronto soccorso arrivano bambini con sintomi da bronchiolite, tosse e febbre alta“.

“Una situazione simile allo scorso anno – continua Corsello – ma stiamo notando un calo della fascia d’età da 0-4 a 0-2 anni ed inoltre stiamo notando un aumento delle coinfezioni, affetti da sinciziale e dal virus stagionale che sta prendendo piede“.

“Il problema – sottolinea Corsello – è che sia per l’influenza stagionale che per l’Rsv si sta assistendo ad un aumento dei casi anche tra gli anziani che sono assieme ai bambini tra le persone più a rischio“.

Ma come si spiega l’aumento dei virus sinciziale che, secondo l’Istituto di Sanità rappresenta il 9% delle infezioni diagnosticate in tutta Italia? Per Corsello durante la pandemia da Covid-19 con le misure di contenimento si sono registrati meno casi, ma sono aumentati i bambini “suscettibili“ soggetti che si ritrovano una sorta di “debito“ immunitario nei confronti della infezione sinciziale, ma anche di quelle stagionali e para influenzali. 
I dati Covid – Ecco i dati secondo l’ultimo bollettino del Dasoe, il dipartimento dell’assessorato alla Salute che vigila sul contagio. “Nella settimana di riferimento – l’ultima, come si legge – si assiste ad un lieve decremento delle nuove infezioni, in linea con la tendenza nel territorio nazionale. L’incidenza di nuovi soggetti positivi riportati ai sistemi di rilevazione dei test antigenici o molecolari, e diagnosticati nel periodo, è pari a 463 (-22.83%), con un valore cumulativo di 10/100.000 abitanti. Le fasce d’età maggiormente a rischio risultano quelle tra gli 80 e gli 89 anni (38/100.000 ab), negli over 90 (25/100.000 ab), e tra i 70 e i 79 anni (18/100.000 ab). Anche le nuove ospedalizzazioni sono in lieve diminuzione, sebbene la diffusione dei contagi pregressi si rifletta ancora su una prevalenza di soggetti ospedalizzati con positività concomitante da Covid. Più di metà dei pazienti in ospedale nella settimana di riferimento risultano al sistema non vaccinati”.

Continuare a vigilare – “Non bisogna abbassare la guardia, né smettere di vigilare – dice Salvatore Requirez, dirigente generale del Dipartimento Attività Sanitarie e Osservatorio Epidemiologico -. Ci vuole cautela nella frequentazione di luoghi affollati, dove vanno favoriti frequenti ricambi d’aria. La prossima riapertura delle scuole costituirà un ulteriore banco di prova nel contrasto a quest’infezione dove la strategia principale deve continuare ad essere la prevenzione primaria”.

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