I giudici della Corte d’Assise di Siracusa hanno condannato all’ergastolo Antonino Milone, il 37enne ritenuto l’autore dell’omicidio di Sebastiano Greco. Nell’ottobre del 2020 Greco venne ucciso a colpi di pistola davanti ad un panificio di Lentini. Condannato anche il presunto complice, Anthony Sasha Bosco di 29 anni: i giudici gli hanno inflitto una pena di 25 anni.
Secondo la ricostruzione, alla base del delitto vi sarebbe una partita di droga persa e destinata al traffico locale di stupefacenti. Greco avrebbe richiesto un “risarcimento” per quella partita perduta.

Sul movente di quella spedizione punitiva, una spiegazione l’avrebbe fornita proprio chi è accusato di aver premuto il grilletto: Antonino Milone, nel corso di due interrogatori, avrebbe spiegato che, nei mesi precedenti al delitto, Greco, ex gestore di un distributore di benzina, avrebbe venduto una partita di cocaina, consegnata alla compagna di Milone, poi, però, posta sotto sequestro. Al tempo stesso, la difesa sostiene che, sebbene armato, il 37enne avrebbe voluto solo dare un avvertimento alla vittima, senza volerla uccidere.

Precedentemente, nel processo con il rito abbreviato, il gup del Tribunale di Siracusa ha condannato a 4 anni ed 8 mesi di reclusione Alfio Caramella, 48 anni, lentinese, accusato di detenzione e porto illegale di arma da fuoco, indicato come l’armiere dei due imputati.

Nel corso del processo, è stato anche sentito un medico del Pronto soccorso di Catania che, quel giorno, prestò le cure ad un uomo, a cui, secondo gli inquirenti, avrebbe sparato Milone. In sostanza, dopo l’agguato a Greco, il 37enne, dopo essersi separato da Bosco, avrebbe provato a dileguarsi, chiedendo un passaggio ad un automobilista.

A lui, avrebbe chiesto un passaggio per recarsi in ospedale ma, quando gli avrebbe indicato un’altra direzione, l’automobilista gli avrebbe detto di scendere dal mezzo. Da lì a poco, Milone avrebbe esploso 5 colpi d’arma da fuoco, ferendo alle gambe la vittima.

Bosco ha sempre negato la sua partecipazione al delitto. Ha raccontato, in varie fasi del procedimento giudiziario, di non aver mai saputo delle intenzioni di Milone, che lo avrebbe anche minacciato, con cui è arrivato in sella ad uno scooter su quello che sarebbe diventato il luogo del delitto.

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