“Il via libera del Governo Meloni alla deregulation negli appalti, per fare andare più spediti i cantieri pubblici, con maggiore libertà ai sindaci di affidare i lavori alle imprese, e la possibilità di lasciare progettazione ed esecuzione ad un’unica azienda con l’aumento dei subappalti, in Sicilia, potrà facilmente consegnare le chiavi dei cantieri alla mafia“. È questa la preoccupazione dei sindacati Cgil e Uil.

“E in Sicilia dove non c’è un numero sufficiente di ispettori per i controlli nei cantieri – questa la denuncia delle due confederazioni sindacali – il provvedimento del governo nazionale, si trasformerà in una pericolosa perdita di diritti e tutela“.  

“Evidentemente il ministro Salvini non sa o fa finta di non sapere cosa voglia dire lavorare in Sicilia o al Sud – tuona Piero Ceraulo, segretario degli edili palermitani della Cgil -. In Sicilia c’è un tessuto imprenditoriale legato anche alla criminalità organizzata che senza gare e controlli non troverà più alcun ostacolo e finirà per mettere le mani sulle risorse“.
“Dalle tante inchieste legate a mafia e appalti – precisa – si può capire il rischio che corre l’Isola. Quando un appalto è nelle mani della criminalità organizzata: viene meno la sicurezza sul lavoro, non vengono rispettati i contratti di lavoro, i materiali utilizzati sono di bassa qualità, e i lavoratori sono obbligati al silenzio e minacciati se si ribellano“.

Più si allunga la filiera, meno i lavoratori saranno garantiti – spiega Ceraulo -. Ed è lo stesso meccanismo del subappalto a creare ciò. Un’azienda che vince un appalto a 10 euro può attivare un livello di subappalto con un’altra azienda, magari a nove euro. Con il nuovo codice, lo schema si può ripetere all’infinito“.

“È chiaro – spiegano i sindacati, che a pagare il costo degli sconti progressivamente praticati siano gli operai, via via che si allunga la filiera sempre più ricattabili e non possono esserci lavoratori di serie A e di serie B: stesso lavoro, stesso contratto, stessa retribuzione. Questo principio cardine oggi viene meno e significa fare tornare indietro il Paese di cinquant’anni“.

“Non sono mai stati troppo attenti alla sicurezza – dice un lavoratore del raddoppio ferroviario siciliano – l’anno scorso uno dei nostri è morto perché è volato giù dal tetto di un capannone e non era imbracato. Adesso non voglio immaginare cosa possa succedere, sempre che si riprenda a lavorare. Una guerra fra poveri ma i morti sono reali“.

Sulla riforma degli appalti lancia l’allarme Bruno Giordano, magistrato di Cassazione fino a qualche mese fa a capo dell’Ispettorato nazionale del lavoro. Così in un’intervista su Repubblica: “Affidamento senza gara e liberalizzazione dei subappalti significa sdoganare il meccanismo classico che consente di fare fermare i soldi pubblici in poche mani amiche e scaricare verso il basso i costi della sicurezza. Ed è curioso che si parli di corruzione e non di concussione“.

“In più -avverte Giordano – non si applica solo agli appalti, ma a tutti i contratti della pubblica amministrazione”.

“Dobbiamo preoccuparci – conclude – solo delle ricadute sulla discrezionalità degli amministratori nella scelta dell’appaltatore. Fossi in loro mi preoccuperei perché a maggiore discrezionalità corrispondono maggiori responsabilità, che il colpo di spugna sull’abuso di ufficio non cancella. Allarmanti, a tal proposito, le ricadute sulla sicurezza”.

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