Ancora pochi mesi e dal 2024 il reddito di cittadinanza sarà soppiantato dall’assegno di inclusione. Con il via libera del Senato al decreto Lavoro si delinea meglio la struttura nel nuovo sussidio. Le cose però iniziano a cambiare già da oggi, 1° luglio, perché per tanti cittadini si tratterà dell’ultima ricarica. Vediamo nel dettaglio cosa cambia nel passaggio tra Rdc e assegno di inclusione.

Reddito di cittadinanza, cosa cambia da luglio

La manovra 2023 prevede che per l’anno in corso il Reddito sia erogato nel limite massimo di sette mensilità (e comunque non oltre il 31 dicembre 2023). Quella di luglio per molti sarà l’ultima ricarica e da agosto gli occupabili fino a 60 anni senza figli piccoli o anziani in famiglia resteranno senza sussidio, in attesa di iscriversi dal 1° settembre al nuovo portale web del Governo.

Il limite temporale non si applica per i percettori del reddito di cittadinanza che, prima della scadenza dei sette mesi, sono stati presi in carico dai servizi sociali, in quanto non attivabili al lavoro.

In quanti perderanno il Rdc? Secondo una stima dell’Ufficio parlamentare di bilancio, gli esclusi sarebbero il 22,9 per cento delle persone che oggi risultano beneficiarie della misura. Si parla di oltre 500 mila cittadini.

Sempre a luglio, in concomitanza con lo stop alle ricariche del Rdc, sarà erogato un nuovo bonus da 382,5 euro. La “carta solidale per acquisti di beni di prima necessità” spetterà alle famiglie con Isee al di sotto dei 15 mila euro (non solo a chi aveva il Reddito). 

Chi avrà l’assegno di inclusione

Per avere l’assegno di inclusione è necessario:

  • essere residenti in Italia da almeno cinque anni;
  • avere un Isee di 9.360 euro e un reddito familiare inferiore a 6.000 annui moltiplicati per la scala di equivalenza (un valore del patrimonio immobiliare, come definito ai fini Isee, diverso dalla casa di abitazione di valore ai fini Imu non superiore a euro 150mila, non superiore a 30.000 euro);
  • non possedere navi, imbarcazioni, autoveicoli di cilindrata superiore a 1600 cc. o motoveicoli di cilindrata superiore a 250 cc.

Le donne vittime di violenza possono costituire un nucleo familiare indipendente da quello del marito anche ai fini Isee per l’accesso all’assegno di inclusione. Inoltre, queste donne potranno avvalersi di percorsi di inclusione personalizzati.

Dell’assegno di inclusione potranno beneficiare la famiglie con disabili, minori, over 60. Rispetto alla prima formulazione, nelle ultime settimane è stata ampliata la platea dei beneficiari includendo le persone in cura presso i servizi socio-sanitari. 

Per dichiarazioni o documenti falsi o attestanti cose non vere, scatta la reclusione da 2 a 6 anni. L’omessa comunicazione delle variazioni del reddito o del patrimonio, anche se provenienti da attività irregolari, nonché di altre informazioni dovute e rilevanti ai fini del mantenimento del beneficio, è punita con la reclusione da uno a tre anni.

A quanto ammonta l’assegno di inclusione

L’importo dell’assegno è fino a 6mila euro l’anno, 500 al mese, più un contributo affitto (per le locazioni regolari) di 3.360 euro l’anno, 280 al mese. Se il nucleo è costituito da tutte persone almeno 67enni o disabili gravi l’importo mensile è di 630 euro (7.560 l’anno) più 150 euro di contributo d’affitto (1.800 l’anno). 

Come si può spendere l’assegno di inclusione

Il principio è quello di utilizzare le somme ricevute per le spese di necessità. Sono accreditate tramite una Carta d’inclusione, ricaricabile. I soldi non potranno essere utilizzati per giochi che prevedono vincite in denaro o altre utilità. Non potranno servire per l’acquisto di sigarette, anche elettroniche, di derivati del fumo, di giochi pirotecnici e di prodotti alcolici. 

Per quanto tempo si incassa l’assegno di inclusione

La misura è erogata per 18 mesi. Poi dopo un mese di stop è rinnovata per altri 12 mesi. Allo scadere dei periodi di rinnovo di dodici mesi è sempre prevista la sospensione di un mese. Nel caso di avvio di un’attività di lavoro dipendente da parte di uno o più componenti il nucleo familiare nel corso dell’erogazione dell’assegno di inclusione, il maggior reddito da lavoro percepito non concorre alla determinazione del beneficio economico, entro il limite massimo di tremila euro lordi annui.

La procedura per avere l’assegno di inclusione

L’assegno di inclusione si chiede all’Inps, con una procedura online. L’Istituto di previdenza deve verificare i requisiti. Per ricevere il beneficio economico, il richiedente deve effettuare l’iscrizione al sistema informativo per l’inclusione sociale e lavorativa (Siisl), il nuovo portale del Lavoro, per sottoscrivere un patto di attivazione digitale. La richiesta può essere presentata presso i Caf. 

L’assegno decorre dal mese successivo a quello di sottoscrizione del patto di attivazione digitale. I beneficiari poi devono presentarsi per il primo appuntamento presso i servizi sociali entro centoventi giorni dalla sottoscrizione del patto di attivazione digitale. I servizi sociali effettuano una valutazione multidimensionale dei bisogni del nucleo familiare, finalizzata alla sottoscrizione di un patto per l’inclusione. I componenti tra i 18 e i 59 anni attivabili al lavoro sono avviati ai centri per l’impiego o ai soggetti accreditati ai servizi al lavoro per sottoscrivere (entro 60 giorni) il patto di servizio personalizzato.

Cosa succede se arriva l’offerta di lavoro

Una novità è che se si rifiuta il lavoro offerto, si perde il sussidio. Il componente del nucleo familiare beneficiario dell’assegno di inclusione, attivabile al lavoro, è tenuto ad accettare in tutta Italia un rapporto a tempo indeterminato o a termine di durata oltre i 12 mesi; un lavoro a tempo pieno o a tempo parziale non inferiore al 60 per cento dell’orario a tempo pieno; quando la retribuzione non è inferiore ai minimi salariali previsti dai contratti collettivi. 

Dopo il passaggio del provvedimento al Senato, è stata inserita una precisazione: in caso di nuclei familiari con figli under-14 l’obbligo di accettare il contratto (anche a tempo indeterminato) scatta solo entro una distanza lavoro-domicilio di 80 Km o entro un limite temporale di 120 minuti con i mezzi di trasporto pubblico.

Oltre per dichiarazioni false in merito ai requisiti, si perde il diritto all’assegno se il potenziale lavoratore non si presenta a servizi sociali o servizi per il lavoro entro i termini previsti; non sottoscrive il patto per l’inclusione o il patto di servizio personalizzato;  non partecipa, in assenza di giustificato motivo, alle iniziative formative; non presenta una dichiarazione aggiornata in caso di variazione del nucleo familiare; oppure viene trovato, nel corso delle attività ispettive, a svolgere attività di lavoro, senza averlo comunicato.

Urso: “Restituiamo al Paese la cultura del lavoro”

“Da quando abbiamo disincentivato il Reddito di cittadinanza – rivendica il ministro delle Imprese, Adolfo Urso – sono stati creati, nei primi tre mesi di quest’anno, oltre 500 mila nuovi posti di lavoro. E lo hanno trovato tra gennaio-marzo anche 40mila di quei 3 milioni di neet, il nostro vero problema, che evidentemente lo hanno cominciato a cercare quando abbiamo detto che avremmo tolto l’Rdc. C’era dunque bisogno di restituire a questo Paese la cultura del lavoro”. 

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