Il pediatra-deputato del M5S Carlo Gilistro ha messo a punto un ddl per vietare e limitare l’uso dei dispositivi digitali ai minori. Il caso simbolo di un disagio che sta facendo pagare un prezzo altissimo ai ragazzi e alle famiglie

Da Natale non va più a scuola e, soprattutto non ha nessuna voglia di tornarci. La paura di incappare in una delle tante crisi di panico che l’hanno quasi soffocata, mandando al galoppo il suo cuore, che a tratti sentiva come volergli scappare dal petto, è tanta, tantissima. Ora sta meglio: le sue mani non sudano più come prima, tachicardia e formicolio sono quasi spariti, ma le crisi isteriche sono sempre in agguato, specie se si trova in uno dei tanti studi medici che negli ultimi mesi è stata costretta a frequentare e spesso con scarsissimi risultati.

Maria (è un nome di fantasia) e, soprattutto, i suoi genitori si leccano ancora le enormi ferite lasciate dall’uso eccessivo del cellulare.

A raccontare la storia è il pediatra-deputato M5S all’Ars, Carlo Gilistro che nei giorni scorsi ha presentato all’Ars – insieme a Nuccio di Paola e Antonio De Luca, rispettivamente coordinatore regionale M5S e capogruppo M5S all’Ars e Salvatore Nocera Bracco, medico e facilitatore dialogico – il ddl voto che punta a delegare al Parlamento nazionale una legge che miri a  realizzare una campagna di informazione sui pericoli derivanti dall’uso precoce e smodato di queste apparecchiature.

“I nostri ragazzi, le nostre famiglie stanno pagando un prezzo troppo alto per quello che riguarda la salute mentale e fisica dei nostri giovani – spiega Gilistro – Non possiamo più girarci dall’altra parte. Il mio disegno di legge serve, innanzitutto, a creare una coscienza collettiva sull’uso smodato e scriteriato dell’uso degli apparecchi digitali”.

Come la storia della piccola Maria, Gilistro ne ha viste a centinaia. “Stava cinque, sei ore al giorno  – racconta Carlo Gilistro,  il pediatra che l’ha in cura – col cellulare in mano, saltando da TikTok a Instagram o ad un altro dei tanti social frequentatissimi dagli adolescenti. Ora il cellulare lo vede pochissimo, non più di un’ora al giorno, ma la strada del recupero totale è ancora lunga. Non vuole persino uscire da casa. Nemmeno il Carnevale, che amava tanto, è riuscita a strapparla dalle quatto mura della sua stanzetta dove si è rifugiata: i contraccolpi dell’abuso del cellulare sono stati troppi”.

“Nell’ultimo decennio – dice – sono decuplicati.  Alcuni di questi ragazzi svengono spesso, vomitano di frequente o accusano fortissimi mal di testa, innescando una serie di esami tanto inutili quanto dannosi, anche se a volte basta un colpo di tosse particolare per mettere il medico sulla giusta strada, facendogli capire che alla radice dei malesseri non ci sono patologie occulte, ma l’uso sconsiderato delle apparecchiature elettroniche. Che va assolutamente regolamentato, prima che sia troppo tardi”.

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