È ancora polemica tra l’associazione “La città che vorrei” e l’amministrazione comunale di Avola. Stavolta motivo di scontro è la tassa sui rifiuti (TARI).

“La storia si ripete. Dopo le bollette pazze del canone idrico ecco quelle della Tari. Stanno recapitando a moltissimi cittadini, infatti, richieste di pagamento della Tari 2018 e nelle famiglie è una ricerca spasmodica della ricevuta da parte dei tanti che hanno già pagato. Anche per la Tari l’Amministrazione ha incaricato della riscossione la Sogert – afferma Giuseppe Caruso a nome dell’associazione -. Il sindaco Cannata giustifica questo disguido scrivendo che è dovuto “alla non corretta comunicazione dei dati che sono stati trasferiti dalla posta”. In definitiva, quando qualcosa non va è sempre colpa di altri. Alcune riflessioni, tuttavia, sono d’obbligo. Questa vicenda, come quella del canone idrico, dimostrano che il Comune non ha contezza di chi paga regolarmente i tributi. Ci si chiede, a questo punto, quale attendibilità possano avere i dati inseriti nel bilancio comunale dato che il Comune chiede ai cittadini somme già pagate ben 10 anni fa o somme comunque non più dovute in quanto prescritte. Inoltre, dato che nel 2023 e nell’anno in corso viene richiesto il pagamento, rispettivamente, del canone idrico e della Tari relativi ad anni precedenti (nel caso del canone idrico addirittura di circa 10 anni addietro e della Tari ad iniziare dal 2018), dobbiamo dedurre che vi è stata in questi anni una inerzia da parte delle Amministrazioni che hanno preceduto l’attuale e, atteso, altresì, che in molti casi è maturata la prescrizione, siamo di fronte ad un evidente danno erariale. Infine, dato che l’inconveniente della “non corretta comunicazione dei dati” emerge solo ora è lecito ritenere che in questi anni vi è stato un totale e grave immobilismo in materia di riscossione dei tributi? Ci sentiamo di suggerire, al fine di scindere le responsabilità con la precedente gestione, di segnalare la problematica alla Corte dei Conti”.

Non si è fatta attendere la replica dell’amministrazione comunale avolese che ritiene “totalmente falso e mistificatore il contenuto di quanto comunicato dall’associazione “La città che vorrei” , di cui ancora non si è compreso chiaramente chi sia il presidente o il direttivo. Si ribadisce ancora una volta che chi ha pagato non è necessario che si rivolge all’ufficio tributi – si legge in una nota dell’Amministrazione comunale di Avola -. Era stato già chiarito e si ribadisce che la Sogert e gli uffici stanno ponendo rimedio agli errori dovuti alle comunicazioni date da parte degli uffici postali. Tutte le amministrazioni precedenti a questa e non solo negli ultimi 10 anni, hanno inviato gli atti relativi ai residui attivi e questo inconveniente che riguarda solo una piccola percentuale (si tratta di circa 150 utenti) è stato riscontrato anche in altri comuni e anche nel passato su alcuni ruoli. L’ufficio ha ribadito che gli atti inviati non sono prescritti perché ci sono gli atti interruttivi (che interrompono appunto la prescrizione). Sono proprio i revisori e il collegio della corte dei conti che hanno richiesto questi adempimenti agli uffici e proprio prima che intervenga la prescrizione vanno effettuati. Ci poniamo una domanda: “La città che vorrei” è a favore degli evasori? Giustifica e premia chi se la fa franca a discapito dei cittadini che correttamente negli anni hanno fatto il proprio dovere? Ribadiamo che l’utente se ha già pagato, non ha alcun problema e non deve neanche recarsi negli uffici competenti. Per chi, invece, non ha pagato, l’ufficio è a disposizione per verificare la possibilità di rateizzazioni e l’accesso a tutte le agevolazioni ed esenzioni che  l’amministrazione comunale e la legge prevede”.

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