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Quaranta anni fa venivano istituite le prime riserve naturali in Sicilia e tra queste quella di Vendicari. La ricorrenza è stata celebrata nel corso di un’intensa giornata sulla spiaggia di Marianelli e, nella parte riservata alle associazioni, è intervenuto Salvo Sorbello, in rappresentanza della sezione siracusana di Italia Nostra, per rievocare le vicende che precedettero l’istituzione della riserva.
In particolare, Sorbello ha ricordato il tentativo dell’Isab, alla fine del 1970, di insediare a Vendicari la raffineria che poi venne realizzata a Marina di Melilli.
Salvo Sorbello ha evidenziato, poi, “come l’Isab ricevette a Noto, nel cui territorio si trova Vendicari, un’accoglienza entusiastica“. E non mancarono autorevoli studiosi, pronti a sottoscrivere relazioni zeppe di rassicurazioni sul fatto che la raffineria non avrebbe inquinato!
“Solo alcuni ambientalisti ante litteram – ha ricordato Sorbello – in prima fila Bruno Ragonese, presidente
dell’Ente Fauna Siciliana, si batterono per un corretta valorizzazione del sito, per salvaguardarlo da attacchi speculativi di svariata natura. Occorre rendere merito a queste persone, come pure al prof. Marcello La Greca, dell’Università di Catania“.
Nel 1974 la Sovrintendenza di Catania appose il vincolo paesaggistico e, sia pure con quattro anni di ritardo, questa decisione venne ratificata dall’Assessorato regionale per i Beni Culturali e Ambientali, che dichiarò la zona “di notevole interesse pubblico”. Nel 1977 intanto si arrivò alla Dichiarazione di Oasi di protezione faunistica, con un forte freno alla distruzione della fauna da parte di cacciatori. Soltanto nel maggio del 1981 venne approvata la legge regionale che sanciva la nascita della Riserva. Con Decreto Regionale del 14 marzo 1984 fu istituita la Riserva Naturale Orientata (RNO) di Vendicari e la
gestione fu affidata all’Azienda Foreste Demaniali. E sempre nel 1984 il ministero dell’Agricoltura dichiarò l’Oasi di Vendicari “zona umida di importanza internazionale”, ai sensi della convenzione di Ramsar, che tutela le zone umide ritenute strategiche per gli uccelli.
“Non occorre mai dimenticare che c’è una notevole differenza tra chi promuove un comprensorio, ne sviluppa l’economia, valorizza la sua storia e il tessuto socio-culturale e chi, invece, si limita a sfruttarlo senza porsi scrupoli, magari – ha concluso Sorbello – nascondendosi dietro i proclami di una promozione economica (effimera) dello stesso“.

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