L’influenza in Italia corre veloce e “cresce sensibilmente il numero di casi. Nella settimana 21-27 novembre, l’incidenza è pari a 12,9 casi per mille assistiti (9,5 nella settimana precedente), i casi stimati sono 762mila, per un totale di circa 2.552.000 casi a partire dall’inizio della sorveglianza”. Lo registra il rapporto Influnet dell’Istituto superiore di sanità (Iss).

Al momento, “complice la generale stanchezza vaccinale ed il fatto che le temperature si sono abbassate da non molto”, gli anziani vaccinati sono intorno al 60%. I più colpiti dal virus influenzale sono i ragazzi, che poi trasmettono l’infezione a genitori e nonni. Febbre alta, dolori muscolari, tosse secca, naso chiuso e stanchezza sono i sintomi dell’influenza. Il tampone? “Va fatto subito per distinguere l’influenza dal Covid, che anche in un soggetto sano deve destare molta più preoccupazione”, afferma la dottoressa. “Per salvaguardarsi dall’influenza – conclude, – è buona norma specialmente in questo momento di rialzo dei casi indossare la mascherina nei luoghi affollati o a rischio. Non dimenticare poi mai l’igiene delle mani. E se si ha un po’ di raffreddore, va indossata la protezione”.

“L’influenza è tornata peggio di come ci aveva lasciato nel 2019 ed è partita a razzo, siamo tornati alla forza propulsiva dell’influenza del 2009 con numeri alti anticipati rispetto alla stagione. Abbiamo numeri importanti già a fine novembre. Sicuramente oggi fa paura anche per tutto quello che si porta dietro con una quantità di virus paninfluenzali, patologie da pneumococco e anche polmoniti. Qualcuno dice rimettiamo le mascherine, io dico assolutamente no. Questi microorganismi devono circolare e hanno sempre circolato, ci dobbiamo proteggere ma come? Ad esempio, abbiamo perso molto la copertura per lo pneumococco, la vaccinazione da polmonite, ma anche quelle per l’influenza”. Così all’Adnkronos Salute Matteo Bassetti, direttore Malattie infettive ospedale Policlinico San Martino di Genova.

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