Carissimi fratelli e sorelle,

invitato a portare un messaggio in questa piazza vi rivolgo, con grande rispetto per il ruolo di ciascuno, un pensiero del mio animo e del sentire di tutta la Chiesa siracusana.

Molte volte ho esortato pubblicamente, specie in occasione della festa della nostra Patrona S. Lucia, quanti rivestono incarichi di responsabilità nella politica, nelle istituzioni, nel mondo dell’imprenditoria e nei sindacati a superare ogni forma di schieramento ideologico e di assolutizzazione del profitto per giungere ad un impegno corale volto ad affrontare in maniera radicale la gravissima problematica del lavoro nella nostra provincia.

Non spetta alla Chiesa dare soluzioni alla politica e all’economia, ma come ha ricordato Papa Francesco, rivolgendosi agli operai dell’ILVA di Genova, “il lavoro è una priorità umana. E pertanto è una priorità cristiana”.

Come pastore della Chiesa siracusana non posso tacere della sofferenza, che non accenna a diminuire, delle tante famiglie che quotidianamente bussano alle nostre parrocchie per essere aiutate e delle molte altre che non riusciamo a raggiungere e ad aiutare. La loro sofferenza nasce dall’assenza del lavoro che è l’unica via per garantirsi un’esistenza libera e dignitosa e che permette anche di progettare il futuro per sé e per i propri figli.

La nostra Chiesa non assume alcuna posizione di parte perché il Vangelo non è di parte, ma desidera farsi voce delle fasce più deboli della popolazione.

Mi rivolgo allora a chi può dare un contributo concreto affinché possano essere valorizzate al meglio le risorse che il nostro territorio già possiede ed altre risorse possano essere suscitate per creare nuove opportunità.

Rinnovo l’appello ad una costruttiva ed inedita sinergia di tutte le forze politiche, economiche e sindacali a concentrarsi su questo tema superando ogni forma di contrapposizione per la costruzione del bene comune della nostra popolazione che oggi deve partire necessariamente dal lavoro. Solo il lavoro libero, dignitoso e per tutti, può spegnere sul nascere ogni tensione sociale ed ogni forma di discriminazione, permettendo a ciascuno di dare il proprio insostituibile contributo alla costruzione di una città a misura di persona umana.

 

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