Una persona conta alcune banconote in una banca, Pisa, 15 maggio 2012. ANSA / FRANCO SILVI

Saranno resi noti domenica, nel corso dell’annuale assemblea dell’associazione antiracket di Lentini e Carlentini, che si svolgerà alle 10 nella saletta Navarria di via Conte Alaimo, i risultati dell’indagine anonima effettuata in questi mesi tra imprenditori e commercianti del territorio sulla percezione dei fenomeni malavitosi a danno delle imprese.

L’assemblea coincide con un periodo segnato da furti, rapine e danneggiamenti a privati e ad attività economiche, che avevano destato grave allarme nella popolazione. Per fortuna, una retata dei presunti autori di questi atti delinquenziali ha contribuito a restituire un clima di rinnovata fiducia nelle Istituzioni.

Il momento è sicuramente favorevole per chiedere un rinnovato impegno delle forze di polizia e della magistratura, ma ciascuno deve fare la propria parte. Denunciare non è solo un obbligo morale, è anche conveniente. Le norme che risarciscono per intero i danni subiti in occasione di richieste estorsive danno la possibilità alle imprese di liberarsi definitivamente dai condizionamenti mafiosi, e il modello associativo che l’Apilc mette a disposizione si è rivelato lo strumento più efficace per fornire assistenza a quegli imprenditori che decidono di denunciare.

L’Apilc, l’associazione antiracket che tutela gli imprenditori di Lentini e Carlentini dalle minacce estorsive,

attiva sul territorio da un quarto di secolo e oggi aderente alla nuova rete siciliana di associazioni antimafia e antiracket denominata “Nomafie”, svolse già nel 2011 un’indagine analoga distribuendo circa 800 questionari da cui emerse che le estorsioni, i furti, le rapine e la percezione di una diffusa corruzione rappresentavano i maggiori problemi per un imprenditore. «Come associazione antiracket – dice il presidente Salvatore Giuffrida – abbiamo dato voce a chi purtroppo deve fare spesso i conti con il peso soffocante della criminalità».

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