Pronto soccorso nel caos in quasi tutta Italia a causa dell’aumento dei pazienti contagiati dall’influenza stagionale mentre crollano le nuove vaccinazioni contro il Covid, segnando il record negativo di 900 dosi somministrate in una settimana. La parallela circolazione dei due virus, in periodo dell’anno così delicato, sta mettendo «allo stremo i pronto soccorso, con criticità non più localizzate ma diffuse anche in regioni considerate virtuose», denuncia Fabio De Iaco, presidente della Società italiana di Medicina di Emergenza e Urgenza (Simeu), segnalando un incremento del 50% del numero di accessi rispetto a un mese fa.

L’influenza corre più veloce e colpisce forte. Il virus stagionale, che già da settimane sta costringendo gli italiani a letto, non sembra destinato ad attenuarsi. Al contrario, secondo gli esperti potrebbe crescere ulteriormente.

«Abbiamo ormai superato la media dei 17 casi su mille. Stiamo, quindi toccando il punto più alto di incidenza mai raggiunto negli ultimi quindici o venti anni e non siamo nemmeno certi che sia il punto massimo dell’epidemia di quest’anno». A spiegarlo all’AGI è Silvestro Scotti, segretario generale della Federazione italiana medici di medicina generale (Fimmg), che aggiunge: «Siamo già ai livelli di gennaio, con un’anticipazione di tre o quattro settimane e, guardando la pendenza della curva, si presume che tenderà a crescere ulteriormente toccando livelli finora mai raggiunti».

I medici di famiglia mettono, inoltre, in allerta sulla durata, sia del virus che della stessa diffusione. «Di solito l’influenza raggiunge un livello massimo ma poi scende – spiega Scotti -, ma quest’anno rischiamo invece che si arrivi a una sorta di plateau fisso, con livelli di incidenza che rimangono alti per alcune settimane. Potremmo inoltre avere una doppia curva e un’incidenza di nuovo in risalita più in là, facendo reinfettare chi già ha avuto l’influenza». 

«Questa forma influenzale dura a lungo, fino anche a dieci giorni, con una febbre che arriva anche a 40 o 41 gradi e sintomi come tosse e dolore toracico che spaventa, perché molti pazienti temono non solo di avere il Covid ma delle vere e proprie complicanze bronchiali».

«Abbiamo tutti i giorni migliaia di pazienti in attesa di ricovero dentro i pronto soccorso. Non c’è nulla di nuovo. Già a luglio dicevamo che stavamo conoscendo un sovraffollamento dei pronto soccorso che in periodo estivo non avevamo mai conosciuto finora – è lo sfogo all’AGI di Fabio De Iaco, presidente nazionale della Società italiana della medicina di emergenza-urgenza Simeu -. Stiamo conoscendo una nuova fase di emergenza, mi spiace chiamarla così perché qui di eccezionale e non prevedibile non c’è proprio nulla – prosegue -. Abbiamo un’epidemia influenzale annunciata da mesi e abbiamo un incremento del Covid prevedibile e previsto. Tutto questo ci ha portato alla situazione attuale di assoluta insufficienza di ospedali e strutture di emergenza. I problemi che scontiamo sono due, la carenza di personale e il boarding, con tutte le persone in attesa nei pronto soccorso».

Secondo l’esperto  «è un problema di inefficacia di tutto il sistema sanitario e quindi anche l’ospedale e il post-ospedale non bastano perchè lavoriamo su vasi comunicanti. Nessuno si salva fa solo. Il problema del pronto soccorso non se lo risolve il pronto soccorso».

Una soluzione per evitare la pressione su ospedali e medici di famiglia c’è già. È il vaccino. «Bisogna far capire che l’influenza è una malattia che nel 99 per cento dei casi non dà problemi, ma c’è quell’uno per cento dal quale bisogna necessariamente difendersi. La vaccinazione influenzale ormai è sperimentata e va scelta. Non per paura – conclude Scotti – ma per normale difesa».

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