“Il Piano d’azione della Pesca dell’Unione europea non tiene in alcun conto la sostenibilità sociale ed economica dei lavoratori, delle imprese del comparto e delle comunità locali delle zone costiere, che vivono delle attività del mare, che da questo provvedimento verrebbero completamente sconvolte”. Così Gennaro Scognamiglio, presidente nazionale dell’Unci AgroAlimentare.

“L’unico obiettivo di Bruxelles – ha proseguito il numero uno dell’associazione di settore della cooperazione – è dare risposte estremistiche e persino non scientificamente fondate, per soddisfare una parte dell’opinione pubblica, che chiede interventi a favore della sostenibilità ambientale, senza alcuna attenzione per il contesto sociale e lavorativo“.

“La protezione dell’ecosistema marino e della biodiversità, insieme alla salvaguardia delle risorse ittiche, sono una priorità – continua il rappresentante sindacale – anche e soprattutto per i pescatori e per le associazioni di categoria che li rappresentano, a cominciare dall’Unci AgroAlimentare, che da anni accolgono e condividono iniziative tese alla protezione dell’ambiente marino, al recupero dei rifiuti scaricati nelle acque e alla riduzione dell’impatto delle attività di pesca, con l’introduzione di pratiche e soluzioni più sostenibili e attraverso una continua sensibilizzazione degli operatori“.

Secondo i promotori della protesta, “vietare progressivamente le tecniche di pesca con attrezzi mobili di fondo in tutte le aree e le zone marine sottoposte a tutela entro il 2030 e aumentare la percentuale di zone protette almeno al 20% delle acque marine nazionali, come impone l’Ue, significa condannare definitivamente il segmento dello strascico italiano, e non solo, ed infliggere un colpo letale all’intera filiera della Pesca e soprattutto alle tante piccole attività del settore, tanto più in una lunga fase di difficoltà, come quella che i pescatori stanno affrontando“.

“Decine di migliaia di addetti e le loro famiglie sono esasperate e portate allo stremo – continua Scognamiglio – a causa di una crisi senza fine e dalla sordità delle istituzioni sovranazionali, come la Commissione Ue, che con la loro indisponibilità al dialogo hanno determinato un clima ancora più negativo e l’indignazione dei lavoratori, che si vedono calpestati nei propri diritti fondamentali, come la tutela del lavoro e la sopravvivenza. Una situazione che penalizza anche i consumatori italiani, privandoli di un prodotto ittico fresco e adegutamente controllato”.

“La mobilitazione del settore della Pesca – ha concluso Scognamiglio – già avviata da tempo, deve essere compatta ed efficace. La forma di protesta scelta da Unci AgroAlimentare per la giornata di ieri, 23 giugno, e per le date successive è la non astensione dal lavoro. “Andare a pescare“ è la parola d’ordine della nostra protesta, delle cooperative e dei soci lavoratori, che non si lasceranno fermare da chi vuol cancellare le loro attività. I pescatori dell’Unci AgroAlimentare faranno sentire la propria voce attraverso le sirene delle imbarcazioni. L’associazione auspica il massimo impegno del governo nazionale sulla questione, nell’intento di trovare una soluzione idonea nelle sedi preposte, a cominciare dal Consiglio Agrifish, previsto per la fine del mese di giugno”.

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