Stamane Siracusa sarà al centro di un confronto tecnico sui Piani per l’abbattimento delle barriere architettoniche, che le nostre città devono avere non solo per adempiere ad un obbligo di legge (risalente peraltro a oltre trent’anni fa), ma soprattutto perché i nostri Comuni sono pieni di ostacoli per le migliaia di persone con disabilità, per le mamme che portano i loro figli nel passeggino, per coloro che, a causa di un incidente, sono disabili temporanei.
Nonostante le sollecitazioni provenienti dall’assessorato regionale della Famiglia e delle Politiche Sociali, con un perentorio invito ai Comuni della dirigente generale Maria Letizia Di Liberti, su invito della garante siciliana per la disabilità Carmela Tata e le petizioni popolari, come quella promossa a Siracusa dal CoProDis, presieduto da Lisa Rubino, sono infatti ancora pochissimi i centri urbani siculi che si sono dotati del Peba.
Per fare chiarezza sull’attuale situazione e per promuovere un effettivo coinvolgimento del mondo della disabilità, il Csve (Centro Servizio del Volontariato Etneo) che già da tempo sta mettendo in campo riuscite iniziative a sostegno dei disabili, ha promosso per oggi, presso il salone della Fondazione Sant’Angela Merici, un incontro operativo, con tecnici e con le associazioni delle province di Catania, Ragusa, Enna e Siracusa.
Con la presenza dell’architetto lombardo Andrea Ferretti, esperto del settore a livello nazionale, della garante regionale Carmela Tata e del consulente della Regione Siciliana per le politiche sociali Salvo Sorbello, verranno illustrate alcune modalità operative, già attuate con successo in altre regioni e che
prevedono anche il coinvolgimento degli istituti scolastici. Verrà, infatti, presentato un progetto pilota, che è stato accolto dal Comune di Noto e dalla
scuola Raeli. L’incontro verrà concluso dal presidente del Csve Salvo Raffa.
Il PEBA è uno strumento individuato per monitorare e superare le barriere architettoniche insistenti sul territorio, negli spazi pubblici e negli edifici pubblici. È di fatto un piano attuativo specifico, che approfondisce la mappatura delle criticità e costruisce dei metodi di intervento, quantificando il
fabbisogno economico e lo sviluppo temporale necessari per la loro risoluzione.
Il Peba è quindi uno strumento in grado di sostenere e sviluppare un modo diverso di concepire e progettare i nuovi spazi pubblici aperti e chiusi (secondo i principi della progettazione universale), in modo da farli risultare interamente accessibili e fruibili da qualsiasi tipo di utenza; Tutti i processi di
pianificazione e gestione degli ambienti urbani devono garantire a tutti gli utenti con diverse disabilità il diritto a muoversi in totale libertà, autonomia e sicurezza in una città. Il PEBA deve essere, in definitiva, strutturato in modo da individuare le strutture pubbliche comunali e gli ostacoli presenti all’interno
della mobilità urbana; censire le barriere architettoniche presenti; individuare le possibili opere di adeguamento; preventivare in modo sintetico e di massima il costo di realizzazione di tali opere; definire un cronoprogramma delle opere sulla base di determinate priorità.

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