Non c’è nessun passo indietro del presidente della Regione Siciliana, Renato Schifani sull’autonomia differenziata ma in occasione del 77esimo anniversario della promulgazione dello Statuto autonomistico siciliano il governatore ha voluto sottolineare come il passaggio non sia del tutto scontato.

“Il regionalismo differenziato deve costituire l’occasione per modernizzare le sue istituzioni e per riorganizzare la pubblica amministrazione. Qualunque riforma non può essere penalizzante per la Sicilia e per il Sud. I livelli essenziali delle prestazioni e dei servizi vanno garantiti in modo uniforme sull’intero territorio nazionale”. Ha poi aggiunto: “Il Parlamento nazionale, per esempio, sul tema dell’insularità ha stanziato soltanto 10 milioni, troppo pochi. Non accetteremo che la prossima finanziaria renda evanescente questo principio costituzionale che la Sicilia ha conquistato con le altre isole e una quota dovrà essere destinata alla riduzione del costo dei trasporti, a partire dai voli. L’appello che rivolgo a tutte le componenti politiche, sindacali, sociali, culturali della nostra Regione, è di aprire un confronto leale, per affrontare insieme le sfide”.

Sulla questione autonomia si è pure espresso il leader dell’MPA, Raffaele Lombardo, vogliono capire meglio cosa significherà per la Sicilia in termini pratici: “Sgomberare il campo da eventuali equivoci sull’attuazione del ‘regionalismo differenziato’, previsto dalla riforma attualmente in discussione nelle Commissioni di merito al Senato, e avviare un dibattito costruttivo sulla distribuzione delle competenze tra Stato e Regioni”.


I deputati regionali Giuseppe Castiglione, Giuseppe Lombardo, Giuseppe Carta  hanno chiesto un incontro con il Ministro per gli Affari regionali e le Autonomie, Roberto Calderoli: “Il dibattito politico ed istituzionale attualmente in corso tra Governo nazionale e Regioni sul tema dell’attuazione della riforma, necessita, a nostro avviso, di un ulteriore momento di confronto da svolgere nella sede del nostro Parlamento regionale, finalizzato a chiarire aspetti ancora oscuri della riforma, con particolare riferimento alla questione della distribuzione delle risorse finanziarie, umane e strumentali, posti a garanzia di un’equa distribuzione di servizi e prestazioni a tutte le Regioni, anche a quelle speciali”.

Paolo Amenta e Mario Emanuele Alvano, presidente e segretario generale dell’ANCI Sicilia, hanno evidenziato come Comuni, città metropolitane e i liberi consorzi siano un punto di riferimento imprescindibile per i cittadini, sia per la qualità dei servizi erogati, che per la specifica competenza e conoscenza delle problematiche legate ai territori e le note criticità finanziarie e organizzative: “Per colmare il divario economico, oggi in atto fra i Comuni siciliani e quelli del centro e del nord Italia e per affrontare, una volta per tutte, le  tante problematiche vissute quotidianamente dagli Enti locali, che hanno purtroppo innescato, in particolar modo  in questi ultimi anni, il fenomeno dello spopolamento in molte aree della nostra Isola- conclude il presidente Amenta- riteniamo indispensabile l’avvio  di un’azione condivisa fra Stato, Regione e Comuni che dia finalmente vita a una nuova stagione di crescita e di sviluppo finalizzata a compensare le criticità legate alle peculiarità del territorio e attivi, a livello regionale,  nuovi criteri di riparto che partano dai fabbisogni essenziali delle nostre comunità”.

Sposa la tesi dell’Anci Michele Catanzaro capogruppo del Pd all’Ars: “I Comuni siciliani vivono da tempo una situazione di criticità finanziaria che si riversa sui cittadini e sulle imprese. Le preoccupazioni espresse dall’Anci, attraverso il suo presidente,  per le conseguenze determinate dall’impugnativa dello Stato alla prima finanziaria dell’era Schifani e sulle ricadute per le risorse destinate ai Comuni dell’Isola, in particolare sui 115 milioni  per investimenti e sui 200 milioni destinati al Fondo progettazione,  sono  concrete e non strumentali attacchi politici. Come possiamo parlare di sviluppo mentre oltre 100 Comuni siciliani sono in fase in dissesto o pre-dissesto e non sono in grado di effettuare l’assunzione delle necessarie professionalità proprio per l’assenza di una sostenibilità finanziaria?  Il presidente della Regione continua a mettere la testa sotto la sabbia – aggiunge – e cerca di raccontare un’azione di governo efficace che in questo momento pare solo scritta nel suo libro dei sogni. Dovrebbe più che altro accettare le critiche di chi ogni giorno vive le difficoltà dei territori acquisendole come contributo costruttivo Gli enti locali vanno difesi ed aiutati – conclude –  ma non basta, dobbiamo avviare un confronto istituzionale sull’autonomia differenziata per evitare che si traduca in minori risorse trasformandsi in un boomerang per l’economia dell’Isola e accelerare l’iter per porre fine ai lunghissimi anni di commissariamento degli Enti intermedi, quali sono le ex province, al fine di gestire i servizi del territorio attraverso i rappresentanti scelti direttamente dai cittadini”.

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